domenica 16 maggio 2010

Tutti al cantiere!














Beh, il calendario dice 16 di maggio.

Ne è passato del tempo dalla nostra ultima apparizione via web!

Il fatto è che a fine marzo due su tre dei nostri computer, stesso identico modello anche se comprati quando ancora neanche ci conoscevamo, dopo dieci anni di onorato servizio tra università e lavori vari, ci hanno abbandonato praticamente all’unisono.

E poi eravamo così presi da questa frenetica fine d’estate subequatoriale che ci è venuto naturale tenere a distanza qualsiasi tecnologia ed abbandonarci ancor di più alla nostra vita scalza, scandita solo dai flussi delle maree e dal succedersi degli equinozi.

Ora abbiamo finalmente installato word sul terzo pc e, dei due portatili, con una operazione degna del dr. Frankenstein ma più modestamente affidata al buon Tony che di cognome fa “Informacica” come si dice da queste parti, ne abbiamo ricavato uno apparentemente funzionante.

Metteteci poi che mia madre, con sprezzo del pericolo, ha iniziato un corso per imparare ad utilizzare questi marchingegni ipercomplessi, rendendomi davvero orgoglioso e felice.

Ed in più, con l’arrivo delle piogge autunnali, torna anche il piacere di starsene a casa con una tazza di caffè affianco alla tastiera, a raccontare, per chi ne avesse la curiosità, come ce la passiamo da queste parti.

Il primo pensiero che sfugge dalle meningi è la conferma del fatto che il tempo non è uguale ovunque e che, in un certo qual modo, ciascuno di noi è l’orologio di sé stesso.

Non è che un’ora, a queste latitudini,duri 120 minuti, sia ben chiaro.

E tuttavia già solo quelle cose, peraltro non eccezionali, che abbiamo fatto o che ci sono capitate in questi ultimi due mesi, probabilmente, quando regolavamo il nostro orologio bioritmico sul fuso orario patrio, non sarebbero bastati due anni per vederle accadere.

Il nostro piccolo e colorato bungalow ha registrato varie e gradevoli presenze e ci ha offerto l’opportunità di stringere nuove amicizie e di fare piacevoli conoscenze; in più sull’isola sono transitati amici ed amiche d’oltreoceano che non vedevo da tempo, neanche quando vivevamo a pochi kilometri l’uno dall’altro ed insomma la compagnia non ci è mancata.


Non sono mancati neanche malanni ed acciacchi:

Io, dopo essermi fracassato il dito mignolo del piede sinistro a causa di una samba un poco ardita con una nostra amica che è un caterpillar, ho iniziato a prendere antiinfiammatori per circoscrivere il dolore e così non mi sono reso conto, essendo sempre mezzo anestetizzato, che mi stava andando a fuoco un’orecchia a causa di un’infezione o qualcosa del genere, fatto sta che da un mese mi porto appresso un’otite e da non so quanto non mi faccio un bagno a mare in libertà. L’infiammazione in corpo ed i medicinali che sto prendendo, ovviamente, mi hanno garantito una quindicina di stiramenti muscolari e di ematomi ad ogni colpo rimediato jogando capoeira.

Poi, visto che c’ero, ho fatto un salto a Salvador per un paio di giorni ma sono capitato in un ostello con i letti infestati di pulci del materasso di quelle che, per intenderci, trovi pressoché in tutte le case londinesi compartite da studenti e lavoratori stranieri. Sono fuggito in fretta e furia ma ho comunque passato la settimana successiva a grattarmi contro la corteccia delle palme ed a scorticarmi vivo.

Giancarla, per non essere da meno, è caduta tentando di incastrare un ventilatore in cima ad un armadio e si è giocata per una ventina di giorni l’alluce destro, tutto bello pisto di sangue; a seguire, si è presa un paio di influenzette tanto per gradire: è bellissima anche mentre vomita nel water e nelle brevi pause tra uno spasmo e l’altro, solleva il capino, scosta i capelli, mi guarda sconvolta e mi (si) rassicura sul fatto che per fortuna sta male e non è che è incinta .

Ad oggi comunque, facendo i debiti scongiuri, sembriamo essere sulla via della guarigione e di sicuro non ci lamentiamo.

Fortunatamente un attimo prima che cominciasse questa concatenazione di piccole sciagure, abbiamo sostenuto il “Batizado di Capoeira”!

Questo evento, che meriterebbe un post intero tanto è stato importante per noi, consiste nella festa della nostra Scuola di Capoeira e costituisce l’occasione per conferire agli alunni le corde che indicano la graduazione del capoerista e per suonare e cantare insieme le musiche che accompagnano la lotta/danza/gioco e insomma celebrare la tradizione e l’amore per questa magnifica lotta brasiliana.

Nel corso della cerimonia, che solitamente si ripete ogni due anni,i vari alunni della scuola, a partire da quelli di tre anni fino ad arrivare agli adulti, combattono contro vari “Mestre” e “Professores”, mettendo in mostra quanto hanno imparato di questa antica arte marziale.

All’esito della prova, e se questa è stata soddisfacente, all’alunno viene cosegnato il “cordao”, da legare in vita, il cui colore indica la graduazione del capoerista.


L’avanzamento al grado superiore non è per nulla scontato. Anzi non è raro che un praticante poco preparato, in occasione del Batizado, si veda ridurre di categoria, almeno fino a quando non si sia riportato ad una forma sufficientemente dignitosa per il colore del cordone che indossava.


C’è un alunno di Mestre Dedè, il fondatore della nostro Gruppo nel lontano 1973, che si allena da qualcosa come 25 anni ma con tanta discontinuità che è ancora cintura verde-amarella, cioè la seconda corda.


Mestre Dedè è semplicemente incredibile: avrà 65 anni, viene alimentato a birra gelata, fa lo scaricatore al porto di Salvador, alla sua età gioca una capoeira divertente ed efficacissima, in 4 giorni al Morro (giorni di sport,non dimentichiamocelo) ha fatto due volte nottata ed ha animato ogni singolo evento, dall’allenamento che precede il Batizado al banchetto che lo chiude. Un personaggio con cui non potevo non stringere immediatamente una cameratesca amicizia.


Tuttavia uno che, quando si tratta di Capoeira, non fa sconti.


Poco male per noi che, essendo al nostro primo Batizado e non avendo alcuna graduazione da perdere, tutto quello che ci sarebbe potuto accadere sarebbe stato ,al massimo, che decidessero di lasciarci implumi fino al prossimo evento di questo tipo.


Poco male per noi che, essendo al nostro primo Batizado e non avendo alcuna graduazione da perdere, tutto quello che ci sarebbe potuto accadere sarebbe stato ,al massimo, che decidessero di lasciarci implumi fino al prossimo evento di questo tipo.

Ed invece ce l’abbiamo messa tutta per portare in alto gli sbiaditi colori nazionali e, nonostante le primavere che aumentano ed i vizi che non accennano a diminuire, siamo comunque riusciti a far brillare un poco i nostri volti dal colore inconsuetamente pallido qui nel cuore della Bahia più nera ed africana che ci sia, quella dove la capoeira è nata e dove noi siamo venuti per imparare.


Lo dico con franchezza, è stata una delle soddisfazioni più belle che ricordo di aver vissuto in vita mia. Il combattimento è andato bene oltre le aspettative e quella che abbiamo percepito da parte di tutti coloro che poi si sono venuti a complimentare, è stata una forte sensazione di affetto e di rispetto per i nostri sforzi.

Siamo stati appunto battezzati e siamo entrati ufficialmente a far parte del glorioso Gruppo Kilombolas, orgogliosamente cinti da uno sfavillante cordone verde.


La festa, che di questo stringi stringi si tratta, è andata benissimo: da Salvador sono arrivati alcuni tra i migliori mestre di questa antica disciplina e, tra questi, molti appartenenti al nostro Gruppo, uno dei più antichi in Bahia e quindi al mondo; il tempo ci ha aiutato donandoci due giorni meravigliosi di sole contrariamente a quanto accadeva in tutto il resto dello stato, flagellato dalle piogge, e dopo i combattimenti ed i canti tradizionali, si sono aperte le libagioni e le danze.


In occasione delle quali mi sono per l’appunto scardinato una falange.


Basti dire, per dare un’idea del clima, che la maggior parte dei capoeristi, che pure sono solitamente veri atleti, sa decisamente apprezzare i piaceri della vita, soprattutto quelli in forma liquida. Aggiungete che qui pressoché tutti, ma in special modo i capoeristi, sanno suonare almeno tre o quattro differenti strumenti musicali, che un samba tira l’altro ed ecco che ci vuol poco a far mattino; tuffo a mare e sonnellino rapido che a mezzogiorno è cominciato un modesto churrasco (grigliata) di qualche quintale di carne rossa ristoratrice all’interno della mitica “fabbrica del ghiaccio” del buon Chico, indomito capoerista semiprincipiante, abbastanza agè e discretamente sovrappeso. L’oste perfetto insomma.

E via di questo passo.


E con questa siamo ad inizio aprile..

Beh ce ne sono di cose da raccontare ma senza dilungasi altrettanto!
Come già annunciato con un secco video- proclama, abbiamo affittato quel posto meraviglioso che fino ad ora si è chiamato EL SITIO e che ben presto avrà un altro nome. Come da programma, con una calma che mette in imbarazzo perfino gli stessi bahiani, abbiamo cominciato la ristrutturazione del luogo a nostra immagine e somiglianza e per fare questo abbiamo deciso di coinvolgere solo artigiani e lavoratori del posto e, tra questi, vari amici conosciuti durante la gestione della pousada o in questi ultimi mesi qui al Morro.



Ed allora via in giro per la terra ferma a comprare legname, teglie, cemento, a contrattare trasporti e consegne, a mettere in fila conti e note spesa.
E poi aprire ufficialmente il cantiere.


E’ veramente divertente starsene a spremere la fantasia per cercare di inventarsi il locale, trovare soluzioni agli intoppi, scatenare l’immaginazione lungo sogni tanto irrealistici quanto spesso fondamentalmente irrilevanti.


Soprattutto mentre gli altri lavorano.

Nel senso che abbiamo questa squadra di ragazzi che, oltre ad essere persone a modo, vanno come dei treni e quindi la mia presenza nel vivo dell’opera appare superflua.

Ed allora, nel solco tracciato dal buon Jerome K. Jerome, posso dar spazio alla mia sentita e sincera adorazione per il lavoro.

Appunto comodamente assettato sulla spiaggia antistante il locale.

E non pensiate che questo possa infastidire i ragazzi! A loro non interessa un gran che quel che faccio; credo mi trovino buffo ma simpatico. E comunque a metà giornata mi presento spesso con qualcosa di fresco da bere che almeno che sono stronzo non possono dirlo.


Ma ci sarà tempo per raccontare quello che stiamo cercando di mettere su e delle innumerevoli vicende che, come d’altro canto ci aspettavamo, stanno costellando questa tutto sommato piccola opera di riforma.

Anche perché, pur trattandosi della nostra futura casa e del nostro prossimo lavoro, questo è nulla se visto accanto all’accadimento che più di ogni altro, ultimamente, ha sconvolto le nostre già samberecce esistenze.

Eh sì, perché in tutto questo marasma dicevo comunque a Giancarla di quanto tranquillo, in sostanza, fosse il declinarsi degli eventi e di come, alla fin fine, le nostre vite, decisamente accomodatesi da un po’ di tempo a questa parte, non avessero nulla da temere quanto a serenità, visto che il sensibile aumento degli impegni non era riuscito a turbarle più di tanto.


E quale accidente mai avrebbe a quel punto potuto mettere in subbuglio l’armonia faticosamente conquistata?


Appunto dimenticavo la mia stessa interlocutrice nonché compagna, apparentemente normale in questa foto.


Ed ovviamente il suo bis -pensiero circa la maternità che, se da un lato (e cioè quello del letto dalla cui parte dormo io) rappresenta una chimera lontana che ci attende alla nostra prossima giovinezza intorno ai quarant’anni, dall’altro è una esigenza incomprimibile che la mente della mia dolce femmina non può pretendere di scacciare facendo perno unicamente sulla mia presunta inadeguatezza paterna.



Una siffatta compressione determina inesorabilmente l’insorgenza di patologie chiaramente riferibili al nodo in oggetto: solo che Giancarla, invece di somatizzare il tutto con una bella gravidanza isterica preferisce affidarsi alla sua specialità: la pseudo maternità ipertesa.



Questa apparentemente innocua patologia, dicevamo, la porta non ha simulare per mezzo di esteriorizzazioni fisiche un concepimento, fase questa piuttosto faticosa ed a dirla tutta piuttosto noiosa, bensì ad appropriarsi del frutto di concepimenti altrove accaduti subentrando in forma repentina e senza dar segno alcuno di tentennamento nell’allevamento e la crescita dell’impubere prescelto.

Il punto è che perfino in Brasile appropriarsi di un essere umano in fasce può dare qualche grana e quindi la mia equilibratissima consorte, senza battere ciglio, ha disinvoltamente deciso di rivolgersi al mondo animale senza tuttavia rinunciare alla prerogative educative spettanti ad una mamma e senza dunque accontentarsi di quelle basilarmente competenti ad una mammifera.

Ottimisticamente credevo che Giancarla, essendo stata colpita dalla pseudo maternità ipertesa in forma molto aggressiva ai tempi in cui sottraemmo ad uno scatolone Gasperino, fosse ormai immune a ricadute ed invece ecco che, mentre facevo quei pensieri circa la serenità e la pace e tutti e due ce ne zoppicavamo allegri lungo la familiare segunda praia, che ti vedo arrivare al nostro cospetto?

Una bambina che, sotto un sole rovente trascinava ed offriva per pochi denari uno dei due cuccioletti di una misteriosa figliata nella sua disponibilità; cuccioli di cane, off course, che puzzano molto peggio dei gatti.

Si chiama Cajù, come la castagna che si trova in cima al frutto della Cajà (viva la fantasia bahiana),buonissima se tostata ma altamente tossica se non trattata adeguatamente.


Non intendo aggiungere altro per il momento se non che il nome l’abbiamo azzeccato.

Solamente posto una foto di Giancarla durante uno dei suoi attacchi: siamo alla riapertura delle scuole, con lei che cerca di farlo accettare nel piccolo asilo municipale appena aperto alla Fonte Grande, sotto gli occhi increduli delle maestrine.

Per fortuna c’era anche il nostro amico Sebastian, già precettore di Gasperino, che portava all’asilo la bellissima Petala, figlia della sua ragazza Morgana.

Questi, capendo la situazione, ha convinto Giancarla circa l’opportunità di dare una formazione multiculturale e più completa al piccolo Cajù insegnandogli in casa ed evitando di fargli perdere tempo nelle notoriamente inefficienti strutture pubbliche locali. E così anche stavolta ce la siamo cavata dando uno scandalo tutto sommato contenuto.



Ora capite perché non scrivo. E’ che c’è anche la vergogna alle volte…

Ma che ci volete fare, questo è il Morro De Sao Paulo e noi siamo fatti così!


Anzi, per citare il grande Groucho Marx,


“questi sono i nostri princìpi!


Ma se non vi piacciono ne abbiamo degli altri.”


Quindi restate sintonizzati che troppo c’è ancora da scribacchiare!


Baci e viva la vita!


E.


1° p.s.: per Mila, mi ha commosso vederti, sei bellissima, fantastica la pancia, tel’ho detto, una gran ficata, soltanto un po’ meno orgoglio per le tette che sono dopate.


2°p.s.: per il caro vecchio Piero Cacini, da ‘na lucidata agli ottoni Caci’ che mo te faccio vede che tiramo su da ‘sti pizzi! Cmq, per la cronaca ora spengo il pc e, come quasi tutti i giorni, vado a fa’ ‘na capatina davanti al mio bigonzo immaginario! Tu hai capito, ti voglio bene, a presto. E.


3°p.s.: nelle foto e nel filmato che seguono: arrivano i primi clienti al bar… speriamo siano italiani almeno mi faccio raccontare dei funerali di Vianello in diretta su rete quattro col maxi schermo accanto alla bara e la gente che fa le foto coi telefonini ai vip in passerella. Cazzo mi sono perso un evento socio-mediatico di portata epocale,volevo esserci il giorno in cui fossimo caduti così in basso….(W Monicù, poi ne parliamo de sta cosa,voi intanto resistete sempre!!!).




martedì 23 marzo 2010

Sorpresa!!!

Allora cari miei....solo poche parole e qualche immagine: abbiamo firmato! Quella che vedete qui, a cominciare da maggio, sara´la nostra nuova casa ed il nostro posto di lavoro...

Cosa ci facciamo per ora non lo diciamo ma non e´difficile farsi un´idea...

Contiamo di aprire a inizio luglio, forse prima... se volete venire all´inaugurazione fatecelo sapere!

A presto, E.

martedì 16 marzo 2010

Gasperino, Macchianera ed un fermo no al bullismo!



Per fare felice il mio amico Dario A., noto zoofilo ed intimo del nostro Gasperino, torniamo a raccontarvi alcune vicende riguardanti il suddetto gatto.






Eh,caro Dario, mi duole dirti che per Gasperino sono tempacci...

Sta infatti passando una di quelle crisi che possono segnarti per il resto della crescita e della vita!




Gasperino, purtroppo, è vittima di quella che sta diventando una vera e propria piaga sociale almeno da queste parti, in Italia non so: il bullismo!

Sai com’è, si comincia con la prepotenza sulla merendina… vola qualche schiaffo… ed ecco che il nostro povero ragazzotto si trova in mezzo!

Ce ne siamo accorti perché nonostante lo riempissimo di cibo lui era sempre più magro… poi gli era presa che non voleva più uscire di casa nonostante qui sia il pieno dell’estate e faccia un caldo boia!

In breve le cose sono andate così: il nostro terreno è uno dei pochi in cui non ci sia un cane dal che consegue che tutte le bestie, tra quelle che abitano questo versante della collina, che hanno problemi con le dentature aguzze, se hanno voglia di un po’ di tranquillità, finiscono per concentrarsi all’interno delle nostre pertinenze.

Tra queste vi è anche colui che è diventato l’amico nemico giurato di Gasperino, ossia il cattivo Macchianera!


Macchianera è un gattaccio nero, un po’ più grande di Gasperino, ha gli occhi gialli e le unghie lunghe e affilate, e ad incontrarlo di notte non lascia tranquilli. E’ così sfuggente col suo passo acquattato che ti sfila affianco e non lo vedi quasi! Neanche una foto sono riuscito a scattargli, manco fosse un boss della mala!

I perditempo, là sotto al bar, tra una partita a domino e una birra blaterano che Macchianera non esiste e che è solo un prodotto della impressionabilità locale.


Un paio di ciufoli Dario mio! Io mi ci sono trovato faccia a faccia un paio di volte e ammetto che sono passato sul’altro marciapiede, altro che impressionabilità popolare!


Comunque, quanto a Gasperino, agli inizi tutto bene anche perché la vaschetta dei croccantini era sempre piena a causa di un riflesso condizionato di Giancarla che, manco fosse un dispositivo a galleggiante, gliela riempiva al sol vederla mezza vuota che così bello de mamma cresce.

E allora lui a fare lo splendido con Macchianera e gli altri… “dai che ce n’è per tutti! Bastano due fusa e qua facciamo il pieno! “…

Purtroppo la bisboccia è finita quando Giancarla si è resa conto che avevamo a bilancio più whiskas che un gattile comunale.

All’inizio Gasperino aveva la fortuna di mangiare giusto se, all’ora della razione, Macchianera non era nei pressi, ma dopo qualche tempo le regole erano cambiate e Macchianera aveva iniziato a pretendere che non solo il nostro gli lasciasse il proprio pasto fino a quando lui non fosse passato a prenderselo, ma a quanto pare gli aveva anche imposto l’obbligo di fare la guardia al frutto dell’estorsione contro formiche, altri gatti, iguane etc… una vera ingiustizia come puoi capire!

Fatto sta che adesso le prende dagli uni e dagli altri. E che io non so cosa consigliargli.

Mi ha fatto anche litigare con Giancarla ma ne è valsa la pena: se non la fermavo per tempo quella matta voleva andare a parlare con la padrona di Macchianera!

Povero Gasperino, sai che figura, lo avrebbero fatto soggetto per i prossimi 10 anni qua intorno! Io gli dico di cercare di farsi rispettare ma come fare che te lo pistano quanto l’uva ogni volta che apre bocca per protestare?


Mena per primo e fallo bene…macchè, questi sono gatti mezzi randagi e hanno riflessi che quando Gaspare comincia appena a pensare di fare una cosa del genere, te l’hanno già bello che gonfiato un’altra volta!

Crescerlo in una campana di vetro no!

Tra l’altro già puzza che fa schifo all’aria aperta…

Indurlo ad appassionarsi di arti marziali, autodifesa… lasciamo perdere che poi te lo corcano pure là e la doppia razione mi pare eccessiva…
Che poi Gasperino, sebbene odi il suo aguzzino per tutte le vessazioni ricevute, al tempo stesso, come spesso curiosamente accade in questi casi, è fortemente attratto da Macchianera!

Perché Macchianera sta in giro tutte le notti, sa transitare nei terreni con i cani che conosce la lunghezza di tutte le catene e quale cane è legato e quale no, è un formidabile cacciatore e non ha paura di nulla! Sarebbe pure simpatico, insomma, peccato sia un tipo decisamente affamato e manesco!E così mi sono ritrovato senza sapere cosa dire e senza un consiglio sensato da dare a chi ne aveva più bisogno. Non è stato un momento facile! Confesso di essermi sentito un po’ vecchio e inadeguato.

Ma poi per fortuna, caro Dario, è occorso un evento che ha risolto tutti le nostre preoccupazioni e, soprattutto, ha consentito a Gasperino di tirarsi fuori dall’angolo in cui il nostro si era improvvidamente cacciato.

Accanto a noi, infatti, è venuta ad abitare una zitellona di mezza età con un felino osceno, non ce la fa a salire su un albero neanche se ce lo lanci ed ha una faccia tanto addormentata che a confronto Gasperino sembra Steve Mc Queen ne ”La grande fuga”.

E’ stato sufficiente abbassare drasticamente qualità e quantità delle razioni di Gasperino a far sì che le attenzioni dei suoi coetanei si spostassero rapidamente sul nuovo arrivato. Lui è stato bravissimo nel cominciare a prendere in giro questo malcapitato e ad evidenziarne ad ogni occasione i difetti e le debolezze. E Macchianera e gli altri giù a ridere e ad aggattirsi contro quell’enfisema inadeguato alle durezze della vita selvaggia di queste alture boscose!

C’è da sperare solo che quest’ultimo resista per un po.’

Non è cinismo caro mio, ma senso pratico di italianissimo marchio che sono fiero il mio cucciolo apprenda!!!

Perché, come direbbe Homer, ricorda: l’importante è poter sempre scaricare i problemi su qualcun’altro!

Oppure, dicendo la stessa cosa ma con la prosa e la classe di uno che sa scrivere:
“A questo mondo c’è sempre lo stesso quantitativo di fortuna e di jella. Se la cattiva sorte non capita ad uno, sta tranquillo che capita ad un altro. C’è sempre lo stesso quantitativo di bene e di male. Non possiamo sradicare il male, possiamo solo sfrattarlo, costringerlo a spostarsi altrove. E quando quello trasloca gli va sempre appresso un po’ di bene. Non possiamo mai alterare il rapporto tra bene e male ma possiamo solo tenere le cose in movimento affinchè né le une né le altre si solidifichino. Perché è allora che bisogna avere paura. La vita è come uno stufato, devi mescolare spesso altrimenti la feccia sale tutta in superficie.”(Tom Robbins, Natura morta con picchio).

E questo è quanto, caro Dario!




Con affetto,

Enrico




P:s.: aho, ma è vero che in Italia adesso siccome ci sono le elezioni hanno sospeso tutte le trasmissioni di politica e anche quelle 4 voci che erano rimaste sono azzittate!?!? Ma è vero che addirittura un giocatore ha bestemmiato in campo ma poi si sono accorti che non era vero e quindi ora vi volete tutti più bene? Oh ma è vero che un centinaio di parlamentari per lo più cattolici si sono offerti spontaneamente per un test antidroga,poi uno è risultato positivo e adesso non vogliono dire chi è? Aho, ma è vero che un corista del vaticano faceva da pappone per quelli del giro di Bertolaso e della massoneria cattolica? Mi sa che da noi non solo se mangia merda, quello accade anche altrove, è che neanche danno mai una mescolatina . Sicuramente deve essere colpa del bullismo, l’ha anche detto il tg, mi pare. Quando vuoi qui, per te, un’amaca e un lavoro di fatica se trova sempre. A presto fratello mio. E.




P.s.2: solidarietà a Jonathan che neanche conosco, arrivato al Morro con due valigie di vinili per fare il dj e poi scoprire che su tutta l’isola, dico tutta l’isola, c’è solo un piatto/giradischi! E che quindi lui non può mixare un bel nulla. Siamo al Morro vecchio mio, bisogna sempre fare i conti con l’imponderabile! Sempre! E via di questo passo….

giovedì 25 febbraio 2010

O carnaval




Morro De Sao Paulo, 17 febbraio ’10

Ebbene sì, è arrivato il carnevale!

Ed era pure ora che altrimenti qua i locali mi si deprimevano!

In Brasile, e con un piglio del tutto particolare in Bahia, questa festa scatena le passioni più incontrollate e folli, ci si riversa nelle grandi città al seguito di carri enormi e gruppi immensi di ballerini di samba per una festa sfrenata e incontenibile che dura quasi una settimana e dove, tra sfilate, concerti e megafeste, una folla enorme, accaldata e compressa vive un’esperienza stravolgente.

L’isola, in questi giorni diventa un incanto: i più esagitati vanno a Salvador e i turisti ed i viaggiatori stranieri che fuggono dai prezzi spropositati del Carnevale cittadino ed i Bahiani in cerca di pace approdano sorridenti sulle nostre placide coste.

E’ così che abbiamo conosciuto un altro italiano trapiantato in Bahia il quale, essendo un disegnatore, per qualche giorno ha preferito il Bungalow che io e Gianca abbiamo abitato fino a gennaio rispetto alle comodità della sua casa di Salvador.

Il bello è che avevamo in casa un suo disegno e non lo sapevamo! Vedi alle volte il caso.

Comunque, seppure qui la festività non veste i fasti della capitale, anche nel nostro paesello tropicale ci diamo da fare per garantire una decorosa celebrazione.

Lo scorso anno ci eravamo fregiati dell’onore di aver fatto parte del ”Bloco Que Onda brother!” messo insieme dal buon Sena, che riuniva chiunque volesse bere, ballare e cantare per le vie del centro previo conferimento di magliette commemorative in puro nylon a costo sociale.

Quest’anno, per non essere da meno, abbiamo compiuto il salto definitivo all’interno del “Bloco” che forse più ci rappresenta e appartiene.

Quello delle “pirighetas”, credo si scriva così ma non ci giurerei, termine utilizzatissimo per descrivere coloro i quali e le quali, un bel giorno, “virano” a fare la vita...

ossia un misto tra prostituzione e accompagnamento neanche retribuito, spesso giusto per garantirsi una vita più agiata o per continuare la caccia a quel gringo che magari ti sei bella/o che sistemata/o.

Caratteristica del Bloco delle Pirighetas, e qui casca l’asino, è che tutti i componenti debbono agghindarsi in maniera tendenzialmente oscena travestendosi da donna se si è uomini e viceversa.

Carlito non era neanche male con quella parrucca rossa alla Jessica Rabbit, peccato il pizzetto ma tanto dopo la quinta cachassa nessuno ci fa più caso; faceva comunque meno impressione rispetto a Marcos (l’insegnante di Muai Tai dell’isola credo si chiami così): un metro e novanta di massa corporea imponente e testa lucida come la sfera di una zingara costretti praticamente in tutù; quanto a me minigonna e cappellino, che ho rischiato brutto un paio di volte in capo alla serata.

Manco a sperare di passare inosservati visto che il Bloco era aperto da una sfavillante Giancarla, tornata in cima ai suoi redivivi trampoli, edin buona parte composto dai ragazzi e le ragazze della scuola di percussioni del Morro De Sao Paulo.

Appuntamento sotto casa di Carlito, il Mestre di Capoeira dell’isola, accanto alla premiata Pousada Varanda Do Sol alle 4, anzi facciamo pure 4 meno un quarto.

Partenza effettiva del Bloco, ore 6 e mezza circa, col buio.

Meglio perché i visi erano già mezzi sfigurati dall’alcool ed i trucchi, dopo due ore di attesa a passo di samba, al momento del’effettiva partenza erano oramai colati pietosamente su corpi sudaticci e incipriati.

Un’umiliazione.

Anche perchè, eccezion fatta per gli appartenenti alla scuola di percussioni, statutariamente obbligati, non sono poi molti quelli disposti a farsi il giro del villaggio in greppier , anche perché in un paesino della Bahia quale è il nostro, la gente è pregna di un machismo tale da essere superato giusto da quello riscontrabile in un baio di bracci speciali a San Quintino.

Alla fin fine è un atteggiamento quasi innocuo, totalmente naturale. Qualche tempo fa , in spiaggia, a dei ragazzi è partita una pallonata che è andata a fermarsi contro Giancarla, allungata a prendere il sole; il tipo si avvicina ed invece di rivolgersi a lei, molto educatamente, si scusa con me che rispondo che non fa niente, che è un modello vecchio che comunque la dovevo portare dal carrozziere e che stavo anche pensando di cambiarla con qualcosa di più recente. Non ha capito e si è allontanato un poco frastornato.

Ma tant’è che all’inizio eravamo solo i più duri e puri (ossia quanti oramai non hanno più una reputazione da proteggere) a beccarci il dileggio e le malizie dei nostri compaesani.

Ho notato che i più cattivi sono i bambini che abitano queste stradine e che io e Giancarla conosciamo per nome. Ridono di gusto, lo fanno con fragore e non sanno nemmeno lontanamente mostrare un pizzico di compassione.

A seguire tutti gli altri.

Beh, noi ci siamo divertiti un bel po’ ed alla fine abbiamo riscosso il plauso della comunità di cui, senza passare inosservati, facciamo parte.

Il bello è stato che, nonostante la passeggiata in programma non andasse al di là della zona turistica e centrale dell’isola, sulla spinta delle persone che si erano via via unite a noi e che ci accoglievano nelle strade,abbiamo finito per percorrere in lungo e in largo tutto il villaggio, finendo la nostra festa, quando era oramai notte fonda, in cima alla collinetta iper affollata che ospita il popolo nativo.

Qui la gente ha riserbato per questa visita inattesa un calore particolare, sorpreso e spontaneo; e anche chi era andato a letto che qui la mattina ci si alza presto che son tutti lavoratori, è saltato giù dal materasso, ha afferrato una birra in frigo e si è gettato a ballare intorno ai tamburi urlanti.
Giancarla è stata spettacolare e ha fatto impazzire i bambini del Morro che da tempo l’hanno ribattezzata ”Perna do Pao”( letteralmente “Gamba di Legno”): ha camminato e ballato così tanto in cima a quei trampoli lasciati da ormai un anno a prendere polvere che a fine serata aveva le piaghe lungo gli stinchi.

Ora dobbiamo proprio lasciarvi che il Carnevale dura poco ed ora c’è da visitare quello organizzato a Gamboa, dove fanno le cose sul serio e invece di affidarsi all’inventiva perversa di un gruppo di senza speranza quali noi siamo c’è un carnevale con carri, feste organizzate e ricchi cotillons.

Grazie a dio il materiale fotografico relativo alla sfilata è scarso e di difficile reperibilità il che risparmia a mio padre un altro colpo duro. Ciò nonostante, se trovo una foto preferibilmente non oscena atta alla pubblicazione, non mi tiro indietro e la metto.

Ragazzi,uno schianto,una pupa d’altri tempi, roba da non credere.

E sono riuscito pure a litigare con Giancarla che le ho rovinato i trucchi!

Tutto questo,anche per merito delle generose ballerine brasiliane che accompagnavano il gruppo, lasciando inalterata la percezione di eterosessualità che avevo, riguardo me stesso, precedentemente alla nottata in minigonna e toppino.

Con uno psicanalista ti ci vorrebbe un secolo ed un pacco di soldi, qui, giusto sputtanandoti un po’, prendi un tabù, lo appallottoli e te lo getti alle spalle.

Sarà il samba!

Baci.

E.

P.s. per Luca, 40 anni circa di Napoli:

Stella, ho a casa mia un reggiseno bianco, taglia quarta, credo tuo; e ad ogni buon conto non mi piace quando Giancarla torna a casa e tira fuori alla propria borsa intimo appartenente ad un altro uomo!

lunedì 15 febbraio 2010

Tramonto al Morro di questi tempi....

Senza parole...

I (cuoricino) Bahia!!!




Dai, di corsa che il tempo stringe!!!
Allora, la nostra unica cartuccia per giocare al tiro a segno con la sorte, da ieri, ospita Stefano, di Napoli, che quando non veleggia intorno a Palermo o gestisce un Bar creativo a Bologna (ha una sala dedicata allo Yoga, alle attività circensi e non so che altro) se ne va a spasso in luoghi caldi… e che per motivi di Privacy, da ora in poi, chiameremo S..
E allora quale anfratto migliore che il Morro De Sao Paulo, perla della Bahia, nel cui guscio,tra pochissimi giorni, prenderà vita il Carnevale, seguito dalla consueta “Ressaca”, la quattro giorni no-stop in cui Bahiani e buongustai di mezzo mondo vengono a strascicare le membra, sfiancate dalle sfilate di Salvador, fino sulle nostre spiagge per un ultimo spasmo di festa.
Ad accompagnarlo alla nostra porta alcune amicizie comuni, peraltro piacevoli, e Giancarla, che al momento del suo arrivo era a famelica caccia di clienti per il rifugio di nostra pertinenza.
Certo, tutto questo trambusto con il nostro unico cliente ha scombussolato colei che mi conosce la quale, in un solo secondo, stile matrix, ha visto scorrerle sotto gli occhi tutte le mie indolenze passate,sperimentate sulla pelle durante la gestione della gloriosa pousada Varanda Do Sol (i posteri chiedano pure in giro che certe voci sono dure a cadere nell’oblio…)… e ora ci sono da fare i progetti sul futuro…!!!!
Sostanzialmente, ed in memoria della avvincente esperienza forense trascorsa, l’accusa si sostanzia nella identificazione del sottoscritto quale individuo tendenzialmente inaffidabile e pigro, scarsamente dedito alle attività di comune incombenza!
Praticamente un Principe Torlonia, come avrebbe detto mia nonna Santina, che con siffatti nipoti riposi in pace!
Non so, forse ha anche ragione dal proprio punto di vista che,tuttavia e drammaticamente, non è il mio…
Un principe poi.., io!?
parafrasando Tom Robbins,
diciamo che magari non sono un principe,
semmai un’esca per draghi gay…!
E che diamine!
Mica solo le principesse hanno diritto e castigo di esser relegate al medioevale quanto romantico ruolo di bocconi prelibati per creature terrificanti e fantasmagoriche!
E allora, dico io, anche un Principe, dici tu, a tutti gli effetti quale io sarei, ha diritto all’utilizzo del più opportuno appellativo potendovi legittimamente aspirare!
Dico io, 34 anni appena compiuti, milite esente e automunito (in Italia, qui ho la cariola), non bevo,non fumo (…come se cancella qua !?!?...), laureato (che serve sempre), con vari interessi nel tempo libero…!
Ma con Giancarla non attacca…
Quindi basta cazzate che me ne devo tornare a passare lo straccio in cucina che può essere che recupero qualche punto.
Magari le regalo un paio di scarpe.
‘Azzo qua andiamo scalzi.
Oh, è un po’che non me ne gira una!

Come sulle magliette:
I (cuoricino) Bahia!
Ciao.
E.

p.s.: per tutti i maschilisti in agguato:
quale straccio!? tranquilli ragazzi (e anche, spesso, ragazze), torno al mio vino argentino ed allo stereo!
Subito dopo, cioè…

mercoledì 10 febbraio 2010

Bungalow for rent/ em alugo/ en alquiler/ insomma, in affitto!

Alugase bungalow (alugo diario, semanal, mensual) no centro do Morro para 2/3 pessoas (com cama casal + cama solteira ou benço), banheiro, TV, pequeno fogao, geladera, churraschera, ventilador, rede, sofà, vista para o mar.

Se alquila (para dias, semanas o meses) Bungalow en el centro del Morro de Sao Paulo para 2/3 personas (cama doble + cama singular o oscila), cuarto de banho, TV, pequeno fogao, nevera, barbacoa, ventilador, rede, sofà, vista por el mar.

Bungalow for rent (diary, weekly, monthly) in Morro De Sao Paulo: for 2/3 people (double bed + single bed or), with bathroom, TV, camping kitchen , Frigidaire, BBQ, fun, hammoc, sofa, see view.

Bungalow in affitto diario, settimanale o mensile, nel centro del Morro De Sao Paulo,per 2/3 persone (letto matrimoniale + letto singolo o culla), con bagno, TV, cucinino, frigo, barbeque, ventilatore, amaca, divanetto, vista mare.

BEIN BARATO – BIEN BARATO - REALLY CHEAP – PREZZO ECONOMICO !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Enrico e Giancarla

(75) 91678103 – e mail: enricorossi@yahoo.it – Blog: varasol.blogspot.com