giovedì 25 febbraio 2010

O carnaval




Morro De Sao Paulo, 17 febbraio ’10

Ebbene sì, è arrivato il carnevale!

Ed era pure ora che altrimenti qua i locali mi si deprimevano!

In Brasile, e con un piglio del tutto particolare in Bahia, questa festa scatena le passioni più incontrollate e folli, ci si riversa nelle grandi città al seguito di carri enormi e gruppi immensi di ballerini di samba per una festa sfrenata e incontenibile che dura quasi una settimana e dove, tra sfilate, concerti e megafeste, una folla enorme, accaldata e compressa vive un’esperienza stravolgente.

L’isola, in questi giorni diventa un incanto: i più esagitati vanno a Salvador e i turisti ed i viaggiatori stranieri che fuggono dai prezzi spropositati del Carnevale cittadino ed i Bahiani in cerca di pace approdano sorridenti sulle nostre placide coste.

E’ così che abbiamo conosciuto un altro italiano trapiantato in Bahia il quale, essendo un disegnatore, per qualche giorno ha preferito il Bungalow che io e Gianca abbiamo abitato fino a gennaio rispetto alle comodità della sua casa di Salvador.

Il bello è che avevamo in casa un suo disegno e non lo sapevamo! Vedi alle volte il caso.

Comunque, seppure qui la festività non veste i fasti della capitale, anche nel nostro paesello tropicale ci diamo da fare per garantire una decorosa celebrazione.

Lo scorso anno ci eravamo fregiati dell’onore di aver fatto parte del ”Bloco Que Onda brother!” messo insieme dal buon Sena, che riuniva chiunque volesse bere, ballare e cantare per le vie del centro previo conferimento di magliette commemorative in puro nylon a costo sociale.

Quest’anno, per non essere da meno, abbiamo compiuto il salto definitivo all’interno del “Bloco” che forse più ci rappresenta e appartiene.

Quello delle “pirighetas”, credo si scriva così ma non ci giurerei, termine utilizzatissimo per descrivere coloro i quali e le quali, un bel giorno, “virano” a fare la vita...

ossia un misto tra prostituzione e accompagnamento neanche retribuito, spesso giusto per garantirsi una vita più agiata o per continuare la caccia a quel gringo che magari ti sei bella/o che sistemata/o.

Caratteristica del Bloco delle Pirighetas, e qui casca l’asino, è che tutti i componenti debbono agghindarsi in maniera tendenzialmente oscena travestendosi da donna se si è uomini e viceversa.

Carlito non era neanche male con quella parrucca rossa alla Jessica Rabbit, peccato il pizzetto ma tanto dopo la quinta cachassa nessuno ci fa più caso; faceva comunque meno impressione rispetto a Marcos (l’insegnante di Muai Tai dell’isola credo si chiami così): un metro e novanta di massa corporea imponente e testa lucida come la sfera di una zingara costretti praticamente in tutù; quanto a me minigonna e cappellino, che ho rischiato brutto un paio di volte in capo alla serata.

Manco a sperare di passare inosservati visto che il Bloco era aperto da una sfavillante Giancarla, tornata in cima ai suoi redivivi trampoli, edin buona parte composto dai ragazzi e le ragazze della scuola di percussioni del Morro De Sao Paulo.

Appuntamento sotto casa di Carlito, il Mestre di Capoeira dell’isola, accanto alla premiata Pousada Varanda Do Sol alle 4, anzi facciamo pure 4 meno un quarto.

Partenza effettiva del Bloco, ore 6 e mezza circa, col buio.

Meglio perché i visi erano già mezzi sfigurati dall’alcool ed i trucchi, dopo due ore di attesa a passo di samba, al momento del’effettiva partenza erano oramai colati pietosamente su corpi sudaticci e incipriati.

Un’umiliazione.

Anche perchè, eccezion fatta per gli appartenenti alla scuola di percussioni, statutariamente obbligati, non sono poi molti quelli disposti a farsi il giro del villaggio in greppier , anche perché in un paesino della Bahia quale è il nostro, la gente è pregna di un machismo tale da essere superato giusto da quello riscontrabile in un baio di bracci speciali a San Quintino.

Alla fin fine è un atteggiamento quasi innocuo, totalmente naturale. Qualche tempo fa , in spiaggia, a dei ragazzi è partita una pallonata che è andata a fermarsi contro Giancarla, allungata a prendere il sole; il tipo si avvicina ed invece di rivolgersi a lei, molto educatamente, si scusa con me che rispondo che non fa niente, che è un modello vecchio che comunque la dovevo portare dal carrozziere e che stavo anche pensando di cambiarla con qualcosa di più recente. Non ha capito e si è allontanato un poco frastornato.

Ma tant’è che all’inizio eravamo solo i più duri e puri (ossia quanti oramai non hanno più una reputazione da proteggere) a beccarci il dileggio e le malizie dei nostri compaesani.

Ho notato che i più cattivi sono i bambini che abitano queste stradine e che io e Giancarla conosciamo per nome. Ridono di gusto, lo fanno con fragore e non sanno nemmeno lontanamente mostrare un pizzico di compassione.

A seguire tutti gli altri.

Beh, noi ci siamo divertiti un bel po’ ed alla fine abbiamo riscosso il plauso della comunità di cui, senza passare inosservati, facciamo parte.

Il bello è stato che, nonostante la passeggiata in programma non andasse al di là della zona turistica e centrale dell’isola, sulla spinta delle persone che si erano via via unite a noi e che ci accoglievano nelle strade,abbiamo finito per percorrere in lungo e in largo tutto il villaggio, finendo la nostra festa, quando era oramai notte fonda, in cima alla collinetta iper affollata che ospita il popolo nativo.

Qui la gente ha riserbato per questa visita inattesa un calore particolare, sorpreso e spontaneo; e anche chi era andato a letto che qui la mattina ci si alza presto che son tutti lavoratori, è saltato giù dal materasso, ha afferrato una birra in frigo e si è gettato a ballare intorno ai tamburi urlanti.
Giancarla è stata spettacolare e ha fatto impazzire i bambini del Morro che da tempo l’hanno ribattezzata ”Perna do Pao”( letteralmente “Gamba di Legno”): ha camminato e ballato così tanto in cima a quei trampoli lasciati da ormai un anno a prendere polvere che a fine serata aveva le piaghe lungo gli stinchi.

Ora dobbiamo proprio lasciarvi che il Carnevale dura poco ed ora c’è da visitare quello organizzato a Gamboa, dove fanno le cose sul serio e invece di affidarsi all’inventiva perversa di un gruppo di senza speranza quali noi siamo c’è un carnevale con carri, feste organizzate e ricchi cotillons.

Grazie a dio il materiale fotografico relativo alla sfilata è scarso e di difficile reperibilità il che risparmia a mio padre un altro colpo duro. Ciò nonostante, se trovo una foto preferibilmente non oscena atta alla pubblicazione, non mi tiro indietro e la metto.

Ragazzi,uno schianto,una pupa d’altri tempi, roba da non credere.

E sono riuscito pure a litigare con Giancarla che le ho rovinato i trucchi!

Tutto questo,anche per merito delle generose ballerine brasiliane che accompagnavano il gruppo, lasciando inalterata la percezione di eterosessualità che avevo, riguardo me stesso, precedentemente alla nottata in minigonna e toppino.

Con uno psicanalista ti ci vorrebbe un secolo ed un pacco di soldi, qui, giusto sputtanandoti un po’, prendi un tabù, lo appallottoli e te lo getti alle spalle.

Sarà il samba!

Baci.

E.

P.s. per Luca, 40 anni circa di Napoli:

Stella, ho a casa mia un reggiseno bianco, taglia quarta, credo tuo; e ad ogni buon conto non mi piace quando Giancarla torna a casa e tira fuori alla propria borsa intimo appartenente ad un altro uomo!

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