martedì 10 giugno 2008

La Capoeira


Siamo scomparsi ieri sera ed ora eccoci tornati, anche se con le ossa un po’ rotte dalla giornata…
La prima di sole dopo tre o quattro giorni piuttosto grigi, tra l’altro!
Ma non divaghiamo e torniamo al fatto che ieri sera eravamo spariti dal web, così come è sparita qui la corrente elettrica!Primo black out qui al Morro De Sao Paulo!Bellissima sensazione,
soprattutto in una notte senza luna….
Il fatto è che fuori della porta ti trovi tutto il Brasile,
al buio, faccia a faccia con le paure che tu hai riguardo al Brasile!
E’ andata bene, nonostante dal buio,
là fuori,
arrivassero rumori d’ogni tipo…
Urla lontane, latrati, rumore di onde dell’oceano che frangono a riva…
e invece abbiamo fatto il nostro primo incontro con le lucciole!
Bellissime, piccole, di un verde fluorescente che accendono e spengono a proprio piacimento, svolazzando sul palmeto che è davanti alla Pousada.
Dopo di che è arrivato il diluvio!
Con la luce che andava e veniva abbiamo dovuto affrontare,
muniti di una scopa e di uno straccio,
una invasione di rane e rospi che,
invece di cadere dal cielo come nel Film “Magnolia”,
saltavano dentro il Bistrot da ogni parte…
il tutto con sottofondo di un migliaio di gracidii ispirati dall’acquazzone.
Dopo una notte tanto faticosa,
la giornata non è andata meglio.
Per carità nessun impegno particolare…
Il solito tran tran dei pousaderos indolenti.
Ma, a fine giornata, terza lezione di Capoeira!
Abbiamo cominciato giusto verso la fine della partita dell’Italia!
E con risultati similari.
Non che non stiamo facendo i nostri primi miglioramenti,
per carità!
Il fatto è che la disciplina è proprio dura.
Per quanti non lo sapessero
e per quel poco che mi è parso di capire,
è un’arte marziale, un tecnica di combattimento.
Elaborata e tramandata dalla popolazione di colore nelle piantagioni,
in condizione di schiavitù,
e fatta passare,
presso i dominatori bianchi,
come danza rituale,
vista l’eleganza dei movimenti e l’accompagnamento musicale che ne è coessenziale.
Ora,
non disponiamo di abbigliamento idoneo all’atletica disciplina,
e questo principalmente a causa delle restrizioni di peso consentito all’imbarco dei bagagli,
figurarsi per noi, che siamo riusciti a portarci anche la macchina elettrica per fare il pane.
Naturalmente, nonostante le ristrettezze economiche del luogo,
tutti gli allievi ed i Maestri della gloriosa scuola di Capoeira
vestono una bellissima divisa bianca con cintura,
a volte dorata;
tutti,
uomini e donne,
dai tre ai settant’anni.
Solo io e Giancarla ci distinguiamo.
Lei, pure pure, si salva:
una maglietta nera e un paio di pantaloni del pigiama,
dello stesso colore, funebre in mezzo a tanto candore;
ma almeno salva le apparenze.
Io, che sono messo peggio,
vesto con costume,
pantaloncini da mare,
canottiera lacera.
Tanto che quando finisco per aria,
sempre,
qualcuno istintivamente, con la coda dell’occhio, guarda dove è andato a finire lo skate board!
Altra disciplina nella quale, per altro, notoriamente eccello.
Oggi, poi,
nel tentativo di eseguire una tecnica che non credo di aver appreso alla perfezione,
ho fatto un mezzo salto mortale carpiato,
ovviamente inappropriato quanto involontario.
Alla fine di quello che credo fosse il secondo avvitamento,
e mentre, cadendo, vedevo l’istruttore,
a bocca aperta,
faccia a terra dalle risate per ciò che stava terminando di vedere,
mi sono schiantato di ginocchio destro sul suolo di cemento ruvido,
duro del tipo che questa è una palestra seria,
non ci facciamo la ginnastica ritmica.
Mi sono accorto di non avere ancora imparato a bestemmiare in Brasiliano,
e questo è un bene.
Dopo una bella doccia
stiamo spizzicando la nostra cena giù nel Bistrò,
a base di gnocchi al ragù riscaldati e frittatone di cipolle;
di fantozziana memoria ma,
rigorosamente,
a lume di candela….
Al momento ascoltiamo,
non so perché,
musica classica,
e vi diamo la buonanotte.
Che c’è da lavare anche i piatti e forse,
prossimamente,
lavorare.
Ciao,

E. & G.

Morro De Sao Paulo,
9 giugno '08

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